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RISORSE IDRICHE:

Una parola domina la visione dell’acqua a livello mondiale ed è scarsità.

La vita delle nostre società e il progresso degli esseri umani si basa sulla disponibilità di risorse naturali a cui accedere nelle diverse forme in cui esse sono disponibili e secondo le regole fissate da ogni comunità.

Terra, acqua, aria, energia (sotto forma di carbone, gas, petrolio ), le piante e gli animali che vivono nei diversi ambienti, garantendo il mantenimento dell’ecosistema e delle specie, costituiscono i beni comuni dell’umanità e delle comunità/popoli che ne hanno accesso e che le utilizzano per la loro crescita e il benessere collettivo.

Fra i beni comuni più minacciati vi è l’acqua; le risorse idriche del pianeta terra stanno vivendo forse la “crisi peggiore” e proprio per la crescente scarsità l’acqua rischia di diventare l’oro blu del XXI secolo.

Come si presenta la soluzione e quali sono le cause dello stress idrico.

La situazione mondiale: In questi ultimi decenni il modello delle società in cui viviamo, basato sullo sfruttamento continuo delle risorse per garantire la crescita economica, ha messo in crisi la capacità della natura di rigenerazione delle stesse. Sono cambiate le dinamiche del clima che sono alla base della produzione di cibo per gli esseri viventi, creando conseguenze per l’uomo e per l’ecosistema.

Assistiamo oggi infatti a diversi fenomeni e catastrofi naturali, tra cui siccità e alluvioni, che mettono a rischio la sopravvivenza dell’uomo, la sua capacità di utilizzare la natura per alimentarsi e creare la società, con devastanti effetti sul raggiungimento dei diritti umani, soprattutto nei paesi più poveri.

Le decine di grandi fiumi che in Cina, in India, negli Stati Uniti, nel Messico, in Italia, in Spagna, in Africa non portano più l’acqua al mare in certi mesi dell’anno; i numerosi grandi laghi (si pensi al lago Owens, al «mare» Aral, al lago Tchad, al lago Victoria) che sono spariti o sono stati ridotti, così come sono «spariti», disseccati, migliaia di piccoli fiumi; l’impoverimento qualitativo e l’abbassamento delle falde, specie in Cina, India, Stati Uniti, Spagna a causa dell’agricoltura intensiva; il fatto che solo il 43% delle acque d’Europa siano in uno stato ecologico e chimico buono, dimostra che il disastro idrico mondiale è soprattutto il risultato di una visione produttivistica e utilitaristica della natura e di un modello di crescita economica non sostenibile.

Stiamo vivendo come se avessimo un altro Pianeta a disposizione, ci ricorda il Report “State of the Planet 2012” e stiamo utilizzando più del 50% delle risorse che la Terra ci mette a disposizione. Stando così le cose e continuando di questo passo, nel 2030 avremmo bisogno di 2 pianeti per soddisfare i nostri bisogni.

La situazione in Europa: Secondo il « Water Blueprint », prodotto dalla Commissione Europea nel 2013, i dati relativi alle risorse idriche in Europa mostrano un aumento importante del degrado ambientale malgrado i progressi realizzati. Secondo gli studi condotti dall’Agenzia Europea dell’Ambiente, il buono stato ecologico delle acque nel 2010 risulta sia stato raggiunto solo dal 43% delle acque. La stima per il 2015 è del 53%. Il documento della Commissione afferma che «Lo stato ecologico e chimico delle acque dell’UE è in pericolo, diversi territori dell’UE sono a rischio di carenza idrica e gli ecosistemi possono diventare più esposti a eventi estremi come alluvioni e siccità ». La Commissione in diversi documenti denuncia la vulnerabilità delle risorse idriche europee di fronte agli effetti prevedibili del cambio climatico (inondazioni e siccità) e quindi il rischio della rarefazione crescente dell’acqua nell’UE, processi che sono destinati a intensificarsi. Per la Commissione, l’acqua è diventata e resterà una risorsa rara, scarsa.

La situazione in Italia: lo stato delle risorse idriche del nostro Paese non risulta rispettare gli obiettivi di tutela, qualità e recupero degli ecosistemi acquatici previsti dalla vigente Direttiva quadro e diverse regioni sono già colpite da provvedimenti sanzionatori della Commissione europea con riferimento all’assenza o a cattivo funzionamento di sistemi di depurazione. Pertanto l’Italia non sarà in grado di far fronte ai nuovi criteri qualitativi, ancor più rigidi, previsti dalla Agenda ambientale europea e che saranno introdotti dalla Commissione europea, con particolare riferimento al Piano di salvaguardia delle risorse idriche (Water Blueprint).

La situazione nazionale si caratterizza per la disomogeneità nelle definizioni del bilancio idrico locale: il 70% delle risorse è concentrato nei distretti del Nord Italia (Pianura Padana); un deficit idrico con prelievi superiori alle disponibilità (dal 2008 in poi); una media dei consumi pro-capite superiore alla media europea; il rischio di stress idrico nei prossimi anni; difficoltà crescenti nella gestione delle risorse idriche in termini di ripartizione delle risorse fra le Regioni e quindi i distretti anche rispetto alle esigenze stagionali.

Le principali cause: secondo il pensiero predominante la crisi rifletterebbe l’inadeguatezza tra domanda e offerta d’acqua, quest’ultima essendo sempre più insufficiente rispetto alla domanda in continuo aumento a causa essenzialmente, si dice, di tre fattori: la crescita della popolazione mondiale e dei bisogni di benessere di detta popolazione con conseguente pressione «industriale» sulla quantità e qualità delle acque (inquinamento, contaminazione); gli sconvolgimenti idrologici legati al cambio climatico; la cattiva gestione «economica» delle risorse idriche, che sarebbe dovuta al basso prezzo dell’acqua che inciterebbe a un suo uso sragionevole.

Conseguentemente, la soluzione alla «crisi mondiale dell’acqua» passa attraverso una strategia fondata su un duplice processo di adattamento da parte delle popolazioni.

Purtroppo a minacciare lo stato delle risorse, così come l’accesso all’acqua potabile per i cittadini, non concorrono solo i tre fattori naturali, ma anche una serie di altri fattori la cui matrice è riconducibile a scelte di tipo politico.

Questi fattori sono i processi di liberalizzazione e privatizzazione della gestione dei servizi idrici e del ciclo della depurazione a cui si sono aggiunti di recente altri fenomeni, frutto di scelte politiche come: l’accaparramento delle risorse idriche (water-grabbing ) e la monetarizzazione e finanziarizzazione delle risorse idriche e del ciclo naturale dell’acqua. Sono queste cause quelle che oggi incidono sullo stato delle risorse, accelerando i processi di sfruttamento per garantire gli investitori, ma che soprattutto hanno condizionato di fatto la possibilità di accesso e di gestione diretta delle risorse da parte delle popolazioni locali. Secondo International Land Coalition questi fenomeni di accaparramento, denominati “water grabbing ”, mettono a rischio la sostenibilità di più di 2 miliardi di persone del pianeta.

Cosa fare: sulla base di questo inquadramento, per stimolare la mobilitazione dei cittadini, in questa sezione ci proponiamo di fornire un aggiornamento e un approfondimento sui processi in corso e sulle cause, segnalando: documenti, articoli, report e campagne di mobilitazione promosse da Associazioni e ONG

Il parere dell’esperto:

I tuoi water hanno il doppio scarico?

Risparmio idrico, economico e innovazione green si coniugano perfettamente grazie al “Quanto Basta”, un apparecchio brevettato a livello europeo per la riduzione dello spreco idrico nei WC che permette di risparmiare fino all’85% di acqua. Si tratta di una valvola in ottone e gomma riciclata installata sugli scarichi di vecchia generazione con trasmissione pneumatica (tipo Catis) che non hanno il sistema start/stop, strutture molto resistenti e durature che grazie al Quanto Basta ottengono la possibilità di regolare la portata di acqua utile a scaricare i reflui.

Un risparmio in termini ecologici ed economici importante soprattutto se pensato per strutture che dispongono di più servizi igienici. Ad ogni scarico del WC, infatti, si sprecano fino a 13 litri di acqua potabile e il Quanto Basta permette di risparmiarne fino all’85% per ogni singolo scarico. I vecchi scarichi, inoltre, incidono sul consumo medio in bolletta per ben il 20%: il QB permette di risparmiare circa il 20/25% del costo relativo allo scarico.

La tecnologica green si innesta in apparecchi già esistenti e li rende intelligenti: scegliere di rendere efficiente il proprio scarico con il QB permette di risparmiare fino al 500% rispetto alla sostituzione con un nuovo modello a incasso. Una scelta in termini di costo/benefici importante, considerando che la sostituzione di 15 apparecchi costa la metà del prezzo di listino.

Semplice da usare e montare, rimovibile, economico, veloce, non necessita di opera muraria e manutenzione, il QB è un prodotto realizzato dalla cooperativa InnovAction nell’ambito del network pugliese CulturAmbiente Group.


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