La linea sottile che separa il marketing dallo spam: qualche consiglio utile
22 Marzo 2022 by
Indice dei contenuti
Mauro Lattuada
Mi occupo di organizzazione e strategia per le strutture turistiche e di aziende di vari settori ottimizzando le performance. Con il team di Più Turismo gestiamo sia start-up che la revisione di aziende che utilizzano Internet per la propria comunicazione. Partendo dalla ottimizzazione e potenziamento del sito, miglioriamo le performance organizzative con strumenti di controllo di gestione e di smart working per la parte amministrativa.
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Ultimamente siamo sempre più spesso oggetto di spam molesto e ripetitivo: ora che disturbare telefonicamente è diventato difficile perché i software aiutano ad eliminare il 90% delle chiamate moleste ci troviamo a fare i conti con una diversa modalità di disturbo: lo spam molesto.
Partiamo però dalle basi e chiariamo un concetto:
Cos’è esattamente lo spam?
Lo Spam è l’invio o la ricezione di messaggi pubblicitari di posta elettronica che non sono stati richiesti e che l’utente che li riceve non ha autorizzato il mittente ad inviare.
Un po’ come lo stalking non basta un episodio, per definire una persona spammer, ne bastano due. Perché se chi invia una comunicazione commerciale senza previa autorizzazione si comporta in maniera corretta ha l’accortezza di fare in modo che il suo destinatario, alla prima comunicazione, possa cliccare un link ed interrompere invii successivi. Questo fa sì che una potenziale comunicazione che potrebbe essere definita spam nel concetto di comune correttezza non sia considerata tale. E concordo con questa visione: il venditore di cialde di caffè o di programmi online per fare corsi ha tutto il diritto, se lo ritiene, di mandarmi una mail per propormi i suoi servizi e io ho il diritto di non dover rispondere CANCELLAMI ma di poter cliccare un link per far sapere che non sono interessato al suo servizio.
In quella sottile linea che divide i due mondi dal lato di quelli che sanno fare marketing ci metto quelli che si attengono alla legge e che prevedono un’opzione di output automatizzato. Perché così dev’essere ed è così che si fa, visto che mi trovo giornalmente ad interagire con gente che si dice super esperta di marketing mentre la loro email finiva il proprio spam inviata da un dominio parallelo a quello del sito. Così se gli bloccano la mail se ne frega perché la mail che usa per lavoro è diversa da quella che usa per fare spam.
E qui vediamo al secondo punto: ricadono dal lato degli spammer non solo quelli che non hanno previsto questa opzione nelle loro comunicazioni ma anche quelli che usano un dominio diverso dal sito che pubblicizzano; se si controlla quasi sempre quel dominio è vuoto e non risulta intestato a nessuno, questo evita che le continue segnalazioni per spam possano disturbare la normale operatività dell’azienda. E’ un po’ come chiamare in anonimo o far fare marketing dal numero del cellulare dei propri collaboratori: è vero che “lo fanno tutti” ma altrettanto vero che è scorretto e che non piace per nulla nemmeno al garante. In questo caso già alla prima comunicazione reputo che si tratti di spam e trasferisco nell’apposita cartella la mail.
Anche usare Gmail o altre free email invece delle mail su dominio è da considerarsi un comportamento scorretto: è sempre un modo (goffo a mio avviso) di evitare le segnalazioni e le sanzioni per spam, da un lato, un modo da incapaci di porsi agli occhi del proprio futuro potenziale cliente dall’altro. Non risponderò mai ad una mail che non arriva dal dominio del sito indicato nel corpo del messaggio, in primis perché non rispondendo a quel dominio nei fatti non so con chi sto parlando e con gli sconosciuti socializzo poco e malvolentieri.
Perché nei fatti la prima cosa che chi riceve guarda e nota è la deontologia e la correttezza di chi scrive: se chi scrive riscrive, quasi infastidito, dicendo che non si è data risposta alla sua prima comunicazione io penso di trovarmi di fronte ad un grande incapace, non ad un esperto di marketing: se non sono io ad aver richiesto la tua consulenza o parere non averti risposto alla prima significa averti detto che non mi interessa, perché mi disturbi anche la seconda? Perché il marketing, per farlo bene, non è solo replicare quella che viene indicata come una regola d’oro decontestualizzando dal processo in cui questa è presentata: se un utente si è iscritto ad un servizio di sua sponte, se ha detto di essere interessato e se è passato un mese da quando gli ho inviato una proposta può aver senso mandare un memo per ricordarglielo, è cosa ben diversa se sono io ad aver scritto ad un perfetto sconosciuto a cui magari rompo anche le scatole mentre sta facendo altro per proporgli il mio incredibile software di cui non sa cosa farsene.
Perché poi, e nella mia scala dei valori è importante, la percezione che avranno gli altri della mia azienda molto deriva dalla modalità con cui mi sono presentato e se mi sono presentato come un incapace ho iniziato male a fare marketing.
Sempre contestualizzando la realtà del 2022 al marketing capisco e non mi scandalizzo se non si riesce sempre a rispettare ogni norma alla lettera: in teoria prima di mandare una qualsiasi proposta commerciale è necessario avere un’autorizzazione esplicita all’invio, questo è vero, ma altrettanto vero è che se la prima mail invita ad un servizio gratuito non è definibile spam (ovvero non ha una natura commerciale, non si sta chiedendo soldi in cambio di un prodotto o un servizio) e se questa prima mail e tutte le successive hanno sempre un’opzione di cancellazione diventa lecito invitare qualcuno. Nel mio esempio invitiamo le aziende ad iscriversi al sito Più Turismo e se l’interlocutore si scrive e fornisce l’autorizzazione, mandargli poi comunicazioni commerciali è lecito secondo i ermini di legge..
Non mi scandalizzo nemmeno quando la prima mail contiene un’offerta commerciale: basta non mandarmene poi una seconda, se non rispondo, o aver previsto un’opzione di disiscrizione che non mi obblighi a fare altro che cliccare un link. Tutto il resto è semplicemente sbagliato, la nota “scrivi cancellami se non vuoi ricevere altre comunicazioni” è sbagliata, se stai facendo marketing lo stai facendo nel modo sbagliato.
Identificare il target e non mandare email a caso
Altro lato divertente dell’ondata di spam che ci sta divertendo è che molto spesso chi scrive propone cose che non sono di alcun interesse né per il portale né per il sottoscritto: spaziamo dal medico che scrive interessantissimi articoli sull’ansia e lo stress, e ci tiene a segnalarceli, ad una variegata serie di performer ed artisti che ci invitano a mirabolanti concerti di flauto traverso o spettacoli artistici in teatri o loculi vari: scegliere il proprio target e mirare la comunicazione ad un interlocutore potenzialmente interessato è il primo modo per non essere qualificati come spammer. E se è un’agenzia a farlo è pure peggio perché sta usando male i soldi che gli da il cliente, oltre a fare spam.
Le proposte di collaborazione per vendere servizi
L’ultimo esempio che faccio (quello che ultimamente rileviamo più spesso) è quello inerente delle improbabili collaborazioni da parte di fornitori di servizi: spesso sono solo modalità alternativa per arrivare sempre al medesimo scopo, vendere un proprio prodotto o servizio e magari ai nostri clienti, come se si trattasse di merce al bazar. Questa forma di spam è per me ancora più odiosa a fastidiosa, se una persona vuole vendermi qualcosa gradisco che mi dica subito cosa e il prezzo, la scusa di fissare una riunione per una imperdibile proposta dedicata è una scusa vecchia e ridicola.
Ricapitolando: per non finire dalla parte degli spammer basta seguire poche e chiare regole
- avvalersi di appositi servizi (tipo hubspot ma ne esistono centinaia) che garantiscano un’opzione di cancellazione al ricevente
- usare sempre e solo le mail del proprio dominio
- non inviare un sollecito se la prima mail non era autorizzata
- se si inviano richieste commerciali è corretto chiedere prima il permesso all’invio di email, se non lo si fa non se ne manda più d’una se non si riceve risposta e vale sempre la prima regola
E se non siete sicuri di come organizzare la vostra campagna di email marketing può sempre valere la pena di farsi fare una consulenza da chi conosce regole e modalità, è meglio che fare figuracce con quello che, se gestito bene, potrebbe in futuro essere il vostro prossimo cliente.
Un “ciaone” agli spammer che ci scrivono e grazie per gli spunti che mi stanno via via fornendo per quella che è ormai diventata una guida per riconoscere i ladri di tempo. Argomento che condivido volentieri anche con loro che ancora non hanno ben capito come fare per ricevere una risposta che non sia CANCELLAMI SPAMMER 😉
Fai gestire le tue email in modo profssionale:
Mi occupo di organizzazione e strategia per le strutture turistiche e di aziende di vari settori ottimizzando le performance. Con il team di Più Turismo gestiamo sia start-up che la revisione di aziende che utilizzano Internet per la propria comunicazione. Partendo dalla ottimizzazione e potenziamento del sito, miglioriamo le performance organizzative con strumenti di controllo di gestione e di smart working per la parte amministrativa.
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