Home » Notizie » Chiudiamo #uber, #ilmeteo & #airbnb. Poi spegniamo Internet, un po’ alla volta, grazie.

Chiudiamo #uber, #ilmeteo & #airbnb. Poi spegniamo Internet, un po’ alla volta, grazie.

25 Luglio 2014 by

Mauro Lattuada

Banner Benessere

In Italia se “sei troppo avanti” ti fanno fuori. E’ una battuta, ma fino ad un certo punto, perché noi che non lavoriamo solo nel digitale questo fenomeno lo vediamo accadere in tutti i tessuti produttivi del paese, e possiamo dirlo, a ragion veduta: l’Italia non è un paese per innovatori.

Parto da un rapido esempio: quando Rubbia e L’Università di Ferrara intuirono la potenzialità del fotovoltaico a concentrazione il mondo del “foto voltaico normale” (si, quello inventato 30 anni fa su cui si è fatta così tanta speculazione che ormai nel settore ci lavora anche la Mafia e la Camorra)  ha fatto si che fosse escluso dal piano energia, e quindi non potesse fruire di alcuna defiscalizzazione. Una nuova tecnologia, innovativa (veramente , + 40% di produzione di energia) costa di più, e se non la defiscalizzi nessuno la compra, ed entrambi sono andati a svilupparla in Spagna, dove hanno capito che la concentrazione solare (differente dal mero fotovotlaico) è mille volte più vantaggiosa, meno inquinante,e più sostenibile. Quindi fa schifo.

Secondo questo concetto di Italica visione anche Uber fa schifo: una azienda che propone un software aggiornato, efficiente ed affidabile, che ti permette di conoscere per nome il tuo autista, che ti garantisce un servizio di qualità quando il tassista medio Milanese (che mentre guida bestemmia, parla alla radio, chatta con whatsup e fuma, nella migliore delle ipotesi) e che soprattutto fa l’interesse del cliente, dicendogli chiaramente e in modo trasparente e  verificato digitalmente PRIMA quando spenderai no, non può stare sul mercato. Sul mercato ci stanno quelli che hanno già “guadagnato” due autisti morti per rissa. Ora, non voglio sembrare prevenuto, ma a Milano per rissa in strada non ci muore tata gente. Il fatto che si sia già al secondo caso denota, quantomeno, una sottile e presumibile aggressività di fondo della categoria (fatto ben noto ad automobilisti come me che ne incontrano ogni giorno). Non ho mai trovato un NCC (qualsiasi) che si mettesse a sportellarmi per tagliarmi la strada con il cliente a bordo, con i taxi in più di vent’anni alla guida a Milano si, tante volte.

Il punto però non è questo: al posto di stare per strada con gli striscioni lasciando le donne incinta a piedi (so personalmente di un caso, non cito dati di cronaca) dovrebbero lavorare il doppio e finanziare una agenzia affinché gli faccia un software migliore, più affidabile e più sicuro di uber. Si chiama mettersi in concorrenza, si chiama libero mercato, è lo stesso che fa apparire un nuovo brand di auto sharing al giorno a  Milano, ma i tassitsti non si mettono contro ATM o contro il Comune, il nemico da impiccare si chiama Uber, stanno combattendo per riportare le carrozze ed i cavalli al posto delle auto elettriche, e nemmeno lo capiscono.

E’ divertente che cambiando campo, spostandosi ad esempio sul turismo, ci siano aziende come Booking.com che offrono (a pagamento) servizi di visibilità in cambio di clienti. Il prezzo è chiaro (non credo giusto, ma chiaro), dichiarato, e fanno più che dignitosamente il loro mestiere. Gli albergatori vogliono fargli causa perché devono abbassare il prezzo (sono gli stessi che quando c’è una fiera raddoppiano o triplicano il prezzo delle stesse camere che difendono, per inciso). Questo non è libero mercato, nel libero mercato se quel circuito costa troppo non gli fai causa, vai da un’altra parte, cambi negozio. E infatti c’è anche un altro negozio, tartassato anche solo e cambia il logo, che si limita a chiedere il 7% e, a mio avviso, offre anche un servizio migliore. Anche qui un “onnivoro percepito” (come accade a Google e tanti altri) che invece opera facendo rete, permettendo alle persone di gestirsi da sole la presenza, di promuoversi, di vendersi, e di avere visibilità e clienti. Non è ancora accaduto, ma man mano che ci si accorgerà che AirBNB disturba comincerà una crociata anche contro di loro, crociata che è già cominciata appena hanno cambiato il logo. E dato da osservatore, in questo caso, non è stata “la libera rete”   a dare il la, ma i concorrenti. Lo si intuisce nella “poca” fantasia delle creatività e degli sfottò, e come Uber non merita questo trattamento solo perché sono innovativi, avanti, ed offrono un ottimo prodotto web ad un buon costo. E da qui si capisce che se costi troppo ti fanno causa, se costi poco e funzioni bene  ti fanno fuori.

Questo stesso processo crea un fenomeno ancora più divertente: vogliono fare causa al meteo perché è troppo pessimista. Che ci sta, che sia pessimista, perché se non prevedi una tromba d’aria e la gente va in spiaggia coi bambini e se li porta via il vento ti fanno causa (e a buona ragione) e ti chiedono i danni i turisti. Quindi ad ogni scoreggia termica che non sia più che “ciel sereno” (anche viste le continue perturbazioni eccezionali, che come i selfie che esistono da sempre le abbiamo chiamate bombe d’acqua) quelli del meteo (che va anche il televisione alla casalinga di viggiù) ci mettono una tacca in più di pioggia, perché non si sa mai, e non saprei dargli torto. Così non hanno turisti che perdano figli arrabbiati, ma gli fanno causa i gestori delle spiagge perché le spiagge sono vuote. Perché non è colpa della crisi che ha messo in crisi gli albergatori che fanno causa a Booking perché costa troppo, quindi non vengono turisti, e quindi non c’è un fava di nessuno che vada in spiaggia. No, la colpa di tutto è di meteo, che ha detto che dalle 11 alle 12 forse pioveva, e milioni di turisti in tutto il mondo, perennemente sincronizzati su meteo per prenotare le vacanze (che per risparmiare magari prenotano pure 6 mesi prima) hanno disdetto tutti insieme contremporaneamente vedendo le due ora di pioggia sulla app. Vorrei essere il giudice della causa.

Per finire con la carrellata delle cose che non capisco il fatto che  che più mi diverte è quello sul nuovo direttore dell‘Agenzia per l’Italia Digitale, un carrozzone inchiodato ed impantanato, oltre che costoso, fermo da due anni. Morto appena nato, a due anni in Rete sei già vecchio. Ora, al gioco si gioca stando alle regole, e tutto il fumo che si è fatto attorno attivando influencer e chiunque (anche chi non sa di cosa sta parlando) a difesa della scelta è quantomeno imbarazzante. Si, perché senza entrare nel merito indica la affermazione della politicizazione marketing dei sociale. E’ un fenomeno a cui mi sono sempre opposto, anche in virtu della variegata consuelnza che faccio alle PA ed ai Sindaci un po’ in tutta Italia, penso che la gente debba esprimere liberamente e senza remore la propria posizione, pilotarne la comuncazione ti si rivolta sempre contro. E infatti così è stato, nomina passata quasi sotto silenzio stampa, detta dopo, a bassa voce, non davanti alle telecamere e pubblicamente in un evento da lei organizzata  Venezia (con lo stupore di molti). Che poi si spinga gente molto poco preparata a difendere chi arriva in maniera non del tutto lecita e  trasparente ad una carica a me ricorda solo il Berlusconismo ed i tempi andati, e sinceramente li almeno non c’era Interne ed era meglio così. Non serve a questo Facebook o twitter, non è pensabile di stare al soldo del potente di turno promuovendone e decantandone le gesta qualsiasi minchiata faccia, lo abbiamo già visto accadere e non ha fatto bene  ne’ all’economia ne’ al paese.

Insomma, come dicevo in un post siamo bravissimi a non fare niente e a dare la colpa  a qualcuno.

Concludo con qualche consiglio a chi ho criticato: bagnini, diventate contributori di Meteo ed aiutate la piattaforma ad avere migliori performance con la vostra esperienza e con i vostri dati. Fatelo in cambio di piccole quote aziendali e fatela diventare la piattaforma più affidabile, funzionale e precisa d’Italia. Vi costa meno, e vi rende di più che fare causa a meteo. E voi albergatori, fatevi promozione in altro modo, uscite dai canali che costano troppo ed usate piattaforme alternative e nuovi modi per raccontarvi, risparmierete un sacco di soldi e magari aiuterà la ripresa. E voi tassisti, per cortesia, con la quantità enorme di soldi che fate al mese portando in giro i nostri culi ci è dovuto che re investiate parte dei proventi per migliorare qualità, affidabilità e controllo del parco circolante. E’ nel vostro interesse, significa sicurezza per voi, che state sulle strade anche di notte, e per noi, che sappiamo che possiamo fidarci dell’autista. In America è molto diverso, sai sempre che ti puoi fidare del tuo tassista, perché gli dai la mancia se lavora male. Ecco, ai tassisti che lavorano bene, io, la mancia l’ho sempre lasciata per principio. E no, non mi è capitato spesso a Milano, e non perché sono tirchio. Per voi il consiglio è uno solo: aggiornatevi.


Banner Cultura