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Non comprate link, articoli e follower: fate un piano editoriale serio

5 Agosto 2024 by

Mauro Lattuada

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Ultimamente stiamo ricevendo decine e decine di “richieste di collaborazione” da parte delle più svariate agenzie di link building d’Italia e anche d’Europa. Spesso scritte in inglese e rivolte ad un sito evidentemente italiano sono quasi sempre richieste generiche di informazioni sui prezzi del servizio senza mai specificare che tipo di articoli o relativi a quali argomenti.

Ovviamente da tempo queste comunicazioni finiscono nello spam ma l’insistenza e la tenacia con cui queste aziende si propongono e ripropongono anche decine di volte ci ha portato ad analizzare meglio questo fenomeno che riguarda non solo i nostri siti ma molti siti dai contenuti autorevoli. E così andando a fondo emergono due scenari allarmanti ma che, vista la quantità di richiesta, sono diventati una malsana abitudine come quella di comprare follower.

Spiego meglio: vero che essere presenti con propri link su siti autorevoli aiuta l’indicizzazione del brand ma altrettanto vero che deve esserci un nesso e un logica nella presenza del link che parte, ovviamente, innanzitutto dal settore. Perché spesso si tengono presenti i numeri e non il target ma un fattore è fisiologicamente legato a filo stretto al secondo: è idiota comprare 1000 follower non targhettizzati così come è stupido avvalersi della tal influencer perché ha milioni di follower casuali. Nel primo caso la probabilità che siano rispondenti al nostro target i follower comprati è pari allo 0,0%, nel secondo se il 90% dei follower del famoso influencer lo segue perché pubblica foto di belle ragazze mezze nude nel nostro target rientrerà forse lo 0,002 % dei suoi follower.

Faccio il parallelo tra queste due varianti, acquisto follower e influencer inadatti, perché sempre più spesso non si presta la giusta attenzione ai risvolti legali legati a queste scelte: ho visto un notissimo influencer tirare una bestemmia durante un evento in cui lui era l’unico ad avere milioni di follower, con buona pace per il team organizzativo dell’evento che probabilmente è passato ad altro lavoro. E tutti abbiamo visto una notissima influencer finire sotto inchiesta per vari illeciti, quello passato più  inosservato e grave è che se il 60% dei suoi follower è stato veramente comprato si configura la truffa aggravata. Perché le aziende si sono fermate ai numeri colossali senza fare i conti giusti con la percentuale di utenti del loro target in quella massa abnorme di numeri. 

Tornando all’argomento principale lo stesso meccanismo malato si innesca con la link building: non ha alcun senso pubblicizzare un’azienda che si occupa di selezione del personale su un sito di turismo, è OT e l’azienda che sta commissionando l’articolo sta spendendo malissimo i propri denari. Altrettanto lo sta facendo (o cercando di fare) sia il settore del trading che il settore del gambling, sempre più spesso questi tipi di contenuti vengono “mascherati” in articoli del più vario genere e su siti che nulla hanno a che vedere con l’argomento del sito che li ospita.

Lo scopo è far salire il sito pubblicizzato nelle ricerche perché quasi sempre si tratta di argomenti che Google stesso vuole che stiano in seconda pagina.  per quel che ci concerne ci va assolutamente bene che sia così e nonostante delle chiare e dettagliate condizioni del sito settimanalmente riceviamo dalle 10 alle 20 email di richiesta costi per un articolo con referral link. 

Tra le cose divertenti dell’ultimo periodo c’è stato un tizio che ha iniziato la email con “ho constatato che accettate con regolarità referral quindi ditemi quanto costa pubblicare un articolo da voi”. Come sanno i nostri utenti le aziende che si promuovono e auto promuovono attraverso il sito, gli articoli e i redazionali è possibile mettere link e beneficiare anche sui motori di ricerca della presenza. Tanto è vero che abbiamo molte attività il cui sito esce in seconda pagina ma la scheda su Piuturismo.it o il loro OnSite escono nelle prime 5 righe di Google.

Altrettanto monitoriamo i link e gli eventuali cambiamenti di destinazione e i link rotti: garantire la qualità del sito è un dovere.

Perché oltre a pubblicizzare le più svariate attività, dallo stura lavandini al prosciutto di praga, spesso si avvalgono di link che grazie a redirection possono poi essere facilmente cambiati. Quindi ad ospitare contenutinon qualificati” o articoli comprati a 10 € che promettono migliaia di visite in più al sito ci troviamo a rischiare di pubblicizzare questa o quella azienda di bitcoin senza saperlo. Motivo per il quale ormai il comando “sposta nello spam” è diventato un automatismo davanti a queste richieste.

Più in generale se si vuole avere una community che faccia conversioni non solo non ha alcun senso comprare follower: chi li vende è alla totale disperazione tanto da riempire di spam tutti i nostri profili instagram e facebook nel tentativo di farci raddoppiare la community cn 19,99 €. Ma non ha alcun senso nemmeno comprare alla cieca contenuti fatti ad hoc e referral link: per far crescere il proprio brand ci vuole un piano editoriale, un’attenta scelta dei siti  cui rivolgersi ed un lavoro fatto ad hoc da un copywriter preparato e serio. Peraltro è vietato anche dalle policy dei vari social: segnalate sempre questi messaggi come spam anche sui social.

Alle aziende che non si prendono il disturbo di navigare per 6 minuti il sito e scoprire che i pubbliredazionali, fatti secondo regole ben chiare e scritte, li ospitiamo purché abbiano almeno un senso logico sul nostro sito consiglio di operare con un po’ più di serietà  di rispetto: ad alcuni basterebbe rileggere le email intercorse e connettere il cervello prima di agire per capire che è inopportuno provare a rifilarci un articolo sul gambling facendo finta di parlare di turismo. E’ fuori luogo oltre che inutile e dannoso.


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